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non altorato o iiuasto, ma tal (|\iale Oi^li usci dalla ponna dell’ autor suo. E mi paro osser ccm-Io clie a loi do\ rii sommamcnto piacere di scorj^’ore in questa tragedia un nuovo génère di bellezza, a che puô essor innalzalo il tcatro francese. Sebbone troppo la niiova cosa parrà cotesto a quelli che cre- dono dopo la morte di Cornelio e Racine spenta la fortuna di esso, e nulla sanno vodero al di la dollo costoro produzioni. A clii un tompo fa sareblx’ caduto nel pensiero, clie restasse da aggiungore nulla alla musica vocale dopo lo Scarlatti, ovvero alla strumentale dopo il Corelli. Pur nondimeno il Marcello, e il Tartini ci hanno mostrato, che û avea cosl nell’ una corne nell’ altra alcun segno piiî là. E parc che 1’ uomo non s’ accorga de’ luoghi che ri- niangono ancora vacui nello arti,se non dopo occupati. Co.-i il Giulio Cesare nioslrorà neacio quid majas’^ quanto al gcnero délie tragédie francesi. (^hc se la tragedia, a distinzion délia commedia, 6 la imitazion di un’ azione che abbia in se del terribilc, e del compassionevole, è facile a veder quanto questa. che non è inlorno a un matrimonio, o a un amorctto, ma intoino a un fatto atrocissimo, e alla più gran rivoluziono che sia avvenuta nel più grande imperio del monde ; è facile, dico, a vedere quanto ella venga ad essere più distiîita dalla commedia. che non sono le altre tragédie francesi, e saïga sopra un coturno più alto di assai. Ma tutto questo è niente dinanzi al più délie persone : non fa meslieri aver veduto mores homimun rmilto- rumet urbes-, persapere che i più bci ragionamenti del mondo se ne vanno quasi sempre con la peggio, quando eglino iianno a combattere opinion ! avvalorate dall’ usanza e dall’ autorita di quel sesso, il cui imperio si stende sino aile provincie scientifiche. L’amore è signer despotico délie scène fran- cesi ; e una tragedia, dove non han che far donne, tutta sentiment ! di libertà, e pratiche di politica, non darà naturalmente nella cruna di gente avvezza ad udire Mitridate fare il galante sul punto di muovere il campo verso Roma, e a vedere Sertorio e Regolo damerini. Ne sarebbe da farsi maraviglia, che il Cesaie del Voltaire côrresse la medesima fortuna a Parigi, che Temistocle, Alcibiade, e quegli altri grandi uomini délia Grecia corsero in Atene, ammirati da tutto il mondo, e sbanditi da’la loro patria.

In questa tragedia il Voltaire ha preso ad imitare la severità del teatro inglese, e singolarmente Shakespeare, in cui dicesi, e con ragione, che ci sono errori innumerabili e pensieri inimitabili, faults innumerable, and thoughts inimitable. Del che è una riprova la medesima sua Morte del Giulio Cesare. E ben ella puô credere che il nostro poeta ha tolto di Shakespeare quello che di Ennio toglieva Virgilio. Egli ha espresso in francese le due ultime scène di quella tragedia, le quali, toltone alcune mende, sono un vero specchio di eloquenza, come le due di Rurro e di Narciso con Nerone, nel trarre gli animi délie medesime persone in sentenze contrarie. Ma chi sa, se per taie imitazione appunto non venga fatto a questa tragedia meno applauso. A niuno è nascosto come la Francia e l’Inghilterra sono

1. Properce, livre J, élégie dernière.

2. Horace, Art poétique, vers 142.