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MERS ET TERRES SUR MARS.

Cette nouvelle manière de voir mérite assurément toute l’attention des astronomes. Nous rappellerons d’abord que l’idée de considérer les mers comme plus foncées que les terres remonte à l’origine même des observations télescopiques de la Lune : à Galilée. Voici notamment ce que le grand astronome fait dire à l’un de ses interlocuteurs, Salviati, dans ses fameux Dialogues sur les systèmes du monde, première journée :

Siccome la superficie del nostro globo è distinta in due massime parti e cioé nella terrestre e nell’aquatica, cosi nel disco lunare veggiamo una distinzion magna di alcuni gran campi più risplendenti, e di altri meno ; et sur la Terre vue de loin, ajoute-t-il : apparirebbe la superficie del Mare più oscura, e più chiara quella della terra[1]. »

Et plus loin, s’étendant davantage sur le sujet[2] :

« Possiamo intender benissimo che la reflession del lume, che vien dal Mare, sia inferiore assai a quella che vien della Terra intendendo pero della reflessione universale : perchè quanto alla particolare, che la superficie dell’acqua quieta manda in un luogo determinato, non ha dubbio, che chi si costituirà in tal luogo, vedrà nell’acqua un reflesso potentissimo, ma da tutti gli altri luoghi si vedrà la superficie dell’acqua più oscura di quella della Terra : e per mostrarlo al senso, andiamo qua in sala, e versiamo un poco di acqua sul pavimento. Ditemi ora, non si mostri, egli questo mattone bagnato più oscuro assai degli altri asciutti ? certo si, e tale si mostrerà egli rimirato da qualsivoglia luogo, eccettuatone un solo, e questo è quello dove arriva il reflesso del lume, che entra per quella finestra : tiratevi adunque indietro pian piano.

» Simplicio. Di qui veggo io la parte bagnata più lucida de la retta del resto del pavimento e veggo che cio avviene, perchè il reflesso del lume, che entra per la finestra, viene verso di me.

» Salviati. Quel bagnare non ha fatta altro, che riempier quelle piccole cavità, che sono nel mattone, e ridur la sua superficie a un piano esquisito, onde poi i raggi reflessi vanno uniti verso un medesimo luogo : ma il resto del pavimento asciutto ha la sua asprezza, cioé una innumerabil varietà di inclinazioni nelle sue minime particelle ; onde le reflessioni del lume vanno verso tutte le parti, ma più debili che andasser tutte unite insième ; e pero poco o niente si varia il suo aspetto per riguardarlo da diverse bande ; ma da tutti 1 luoghi si mostra l’instesso, ma ben men chiaro assai che quella reflession dalla parte bagnata.

» Concludo per tanto, che la superficie del mare veduta dalla Luna, siccome apparirebbe egualissima (trattone le isole, e gli scogli), cosi apparirebbe men chiara che quella della terra, montuosa e ineguala. Vi direi d’aver osservato nella Luna, quel lume secondario, ch’io dico venirle dalla reflession del globo

  1. Le opere di Galileo Galilei, t. I, p. 72. Firenze, 1842.
  2. Id., p. 110.